Emilius 3559, cronaca dell’edizione zero
Selvaggio, unico, essenziale: con queste tre parole gli organizzatori di Charvensod in Valle d’Aosta, capitanati da Laurent Chuc, anima e cuore della Becca di Nona e da oggi anche dell’Emilius 3559, hanno cercato di definire che cosa sarebbe, ed è, stata questa gara, che diventa il primo K3000 della Valle d’Aosta, e non solo, visto che terminata la Susa – Rocciamelone, rimane solo la super maratona dell’Etna, pur con pendenze e chilometraggio diverse, a proporre ai corridoi 3000 metri di dislivello, di sola salita.
Raggiungere la madonnina di vetta dell’Emilius, nome assegnato in omaggio alla prima scalatrice ad averlo salito nel 1839 in compagnia dell’abate Carrel che si chiamava Emilie Argentier, anche se non è alpinismo classico, rimane comunque lungo e impegnativo soprattutto se si parte da Aosta, anzi da Charvensod campo sportivo, salita e discesa da affrontare con le antenne dritte per non rischiare cadute tra le pietre presenti in abbondanza dal sentiero che collega il rifugio Arbolle alla vetta. Gli organizzatori si sono affidati alle Guide Alpine e al Soccorso per addomesticare l’impegnativo sentiero che conduce in vetta.
Sono state 48 le coppie che, alle 7 del mattino e al suono del corno, sono partite dal campo sportivo di Plan-Félinaz e hanno percorso 17 km con 3000 metri di dislivello fino alla cima dell’Emilius, percorrendo quindi l’intero territorio di Charvensod dal suo punto più basso a quello più alto. A tenere un ritmo forsennato sono stati fin da subito i francesi Julien Michelon e Valentin Noebes Tourres, seguiti a stretto giro da un gruppetto capitanato da Les Cousins Alex Déjanaz e Dennis Brunod. A vincere sono stati proprio il Teamcrazy Idea, Michelon e Noebes Tourres, con lo straordinario tempo di 2h45’21”. Al secondo posto Déjanaz-Brunod in 2h47’49” e terzi I Lupi del Marguareis Lorenzo Rostagno e Fabio Cavallo in 2h50’39”.
“Una gara straordinaria – esclamano i francesi. Una bella atmosfera, un bel percorso, dei bei panorami. Stupendo da fare in coppia, ci si aiuta e si sostiene, richiama molto lo spirito dello scialpinismo, che è la disciplina in cui abbiamo iniziato a correre insieme. Di sicuro torneremo e siamo certi che sempre più francesi verranno, perché qui c’è lo spirito giusto per fare le gare. Per fortuna siamo partiti forti e abbiamo tenuto il ritmo, perché nell’ultimo pezzo abbiamo fatto un po’ fatica e stavamo per farci raggiungere”.
Il gioco di squadra ha fatto la differenza anche nella classifica mista, con la coppia collaudata Massimo Junod e Gloriana Pellissier che hanno chiuso al 14° posto assoluto in 3h28’21”. “Ci conosciamo bene, ci piace stare in montagna e fare queste gare”, dice scherzando la coppia, nella vita e nello sport. “L’abbiamo preparata bene, stavamo bene entrambi e abbiamo tenuto un ritmo regolare, riuscendo a gestirci e divertirci. È stata dura, soprattutto l’ultimo pezzo molto tecnico. A livello di organizzazione è stata perfetta, ma non avevamo dubbi. Il percorso è stato tracciato bene e c’era tanta gente: per essere un’edizione zero, siamo partiti col piede giusto”. Dietro di loro si sono piazzati Marina Cugnetto e Francesco Carrara in 3h37’26” e terzi ad appena 3” Corinne Favre e David Poncet.
Due le coraggiose coppie femminili al via, con la vittoria che è andata a Francesca Travi e Sabrina Bendotti in 3h36’57” seguite da Noemi Junod e Emilie Collomb in 3h44’13”. “È un peccato che ci fossero così poche coppie femminili – dicono le vincitrici. La gara è dura ma molto bella: già il percorso della Becca è favoloso ma questo, così selvaggio ed essenziale, senza la musica e l’atmosfera della Becca, è bellissimo. La gara è In coppia ci troviamo bene e siamo riuscite a farci forza a vicenda”.
“È stato un esperimento ben riuscito, anzi: un sogno che si avvera – esclama soddisfatto il vicesindaco Laurent Chuc. Vedere le persone così contente ed entusiaste è per noi motivo di grande felicità, tutto è andato per il meglio. Abbiamo voluto organizzare questa gara in alternanza con la Becca di Nona per permettere a tutti di scoprire le due diverse parti del vallone di Comboé, uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio”.
Una gara dunque selvaggia ed essenziale, se sarà unica lo scopriremo tra 2 anni nel 2025, comunque una gara tosta, impegnativa per quanto riguarda la tenuta fisica, con un finale,dal Lago Gelato alla vetta, che ricorda cos’è lo skyrunnig. Appuntamento al 2024 con la Becca di Nona Skyrace.